Le piccole cose

Un giorno hai dieci anni e niente ti rende più felice di un regalo da scartare, del trovare la figurina mancante al tuo album di calciatori, dell’entrare in un qualsiasi bar e sorridere quando il nonno, il papà ti compra il gelato, una barretta, il lecca lecca dal gusto fragola e panna, o coca cola, che fai sempre un po’ fatica a scartare. Ci provi coi denti, a togliere l’involucro, ma niente. Poi con le manine, ancora pulite, con le unghie tagliate con cura dalla mamma, ma ancora niente.
Hai solo dieci anni e qualcuno è sempre lì, con te, pronto a scartarti il regalo, ad aprirti il lecca lecca, mentre ti guarda essere felice per cose che, un giorno, capirai essere banali. E non tanto importanti.
Poi, un altro giorno, di anni ne hai quindici. Cosa vuoi che ti interessi dell’entrare in un bar e farti comprare il gelato? L’involucro del lecca lecca non è più un problema. Per lo meno, non sempre.
I voti a scuola, quelli, probabilmente, lo sono giusto un po’. Hai quindici anni, e che tu vada al liceo o in qualsiasi altra scuola, la tua felicità dipende dai bisogni che ha la tua generazione: il motorino, la paghetta, le mani della zia o dei nonni nel portafoglio, ogni volta che vai a trovarli e ti stendi sul divano, chiedendoti quando arriverà il messaggio degli amici che ti catapulterà, in pochi minuti, nella piazzetta periferica del paese.
Pedalare, ora, è una cosa semplice, allacciarsi le scarpe ancora di più, ma continui ad essere legato al bisogno che hai di vedere una persona pronta a difenderti, a riprenderti, stimolarti e a rimproverarti, esserti affianco quando rifletti sul fatto che sei ancora un bambino e, per questo, hai ancora bisogno di protezione.
Credi di crescere almeno un po’ solo quando imbocchi la tua prima sigaretta, di nascosto dalla tua famiglia, dai parenti, dagli amici della tua famiglia e da chiunque possa metterti nei guai. Di anni ne hai diciassette. Cosa vuoi che sia il motorino, ora? E i bisogni della tua generazione, cosa vuoi che siano? La tua felicità dipende dalla patente ormai prossima, dal telefono che va di moda, dalla presenza, nella tua quotidianità, di qualche ragazzina che ti farà prendere una bella cotta.
O di qualche ragazzina a cui farai prendere una bella cotta.
E ti sentirai felice, solo perché hai diciassette anni. Del giudizio della gente puoi anche fregartene, puoi permetterti il lusso di ingannare qualcun altro, prenderlo anche in giro, schierandoti dalla parte di chi non ha bisogno di aiuto, piuttosto che dare la tua mano a chi la afferrerebbe volentieri.
Improvvisamente hai vent’anni, dagli ultimi tempi non sei poi cambiato chissà quanto. Oppure sei diventato un’altra persona. E speri in meglio, perché ti convinci che la vita è un percorso che ti vuole vedere progredire. Non il contrario.
Hai vent’anni e le sigarette non sono più un problema. Fumi con chi vuoi, quanto vuoi, dove vuoi, e non permetti a nessuno di giudicare la tua scelta. Anche se adesso, un po’, del giudizio della gente ti importa qualcosa. E magari lo neghi, ti convinci sia così, ma sai di sbagliarti. Almeno un po’.
La tua macchina è una carcassa. Ma cammina, anche se arranca un po’, e ti porta dove vuoi. Cosa vuoi che te ne freghi, ora, di avere l’ultimo modello di un Audi che non puoi nemmeno permetterti?
A prescindere dal fatto che tu sia, ora, all’università o dentro qualche bar a servire da bere a gente infelice, hai sempre vent’anni e al bisogno che hai di divertirti, di spaccare il mondo, associ il bisogno opprimente di essere un po’ più indipendente dai tuoi genitori.
Ed è qui, in questo istante, quando noterai lo sguardo di tua madre rivolgersi verso il vuoto, perché lo stipendio di papà non è ancora arrivato, che capirai di stare crescendo, quel poco che basta a farti vedere la vita in modo completamente diverso da come avevi fatto prima. Troverai un lavoro, se avrai fortuna, e ti accontenterai di quello che hai, senza smettere mai di desiderare altro perché i desideri sono sogni e viceversa e sognare è l’unica cosa che non vorrai mai smettere di fare.
Nemmeno quando sembrerà che il mondo o la gente ce l’abbia con te. E tu con il mondo.
Poi, all’improvviso, senza nemmeno rendertene conto, di anni ne hai quasi venticinque. Una famiglia da costruire, la schiena dolorante e il conforto di una ragazza che sai, o speri, ti resterà sempre accanto.
Ci sarà sempre qualcosa che ti ricorderà degli anni passati e quando ci rifletterai, quando ti soffermerai davanti ad un cancello chiuso, che qualche anno prima scavalcavi per perderti tra i cespugli di una villa abbandonata, sarai giunto alla conclusione che la felicità sta nelle piccole cose.
E mi auguro per te, e per me, di non poterci mai lamentare, di essere stati, a pensarci, sempre più felici del solito. Nessun lecca lecca, nessun motorino, nessuna macchina che possa avere il privilegio di godere delle nostre gioie. Ti interesserai di storia, di lingue, di meccanica, di marketing, di business.
Rimpiangerai i vecchi tempi a scuola e scambieresti tutto l’oro del mondo per avere non il gelato al bar ma il nonno che te lo comprava, andatosene prima ancora di raggiungere gli ottanta.
Piccole cose: un sorriso, una stretta di mano, un bacio davanti al mare, un saluto speciale, un abbraccio, il sorriso della mamma, dei fratellini o delle sorelline, il sorriso di un neonato, venuto a portare gioia ad una famiglia che probabilmente ne aveva più bisogno di quanto credessi.
Ti interesserai anche di politica, comincerai a seguire il telegiornale, e che tu sia di destra, di sinistra, filofascista o completamente razzista capirai che tutto quello a cui tieni, e che ti rende felice, ma di una felicità che non scambieresti mai per una mazzetta da centoni, va oltre le tue scelte, il tuo carattere, il tuo modo di fare. Va oltre qualsiasi cosa che possa essere semplicemente descritta su qualche pagina di un tuo vecchio diario scolastico. Crescerai davvero, probabilmente, per la prima volta nella tua vita e sentirai il bisogno, sempre più insistente, di nutrirti, di assetarti, solo ed esclusivamente di piccole cose.
Godrai ogni qualvolta sentirai il gorgoglio del caffè sul fornello, ogni volta che vedrai il cassetto sempre pieno di pane, ringraziando di vivere in una società che di pane ne ha anche abbastanza, a differenza del passato. E auspicherai sempre di avere il ‘pane per i denti. I denti per il pane’, perché sai quanto sottile possa essere la linea che ci separa dallo stravolgimento, dalla differenza, da quella regressione che, secondo te, la vita non dovrebbe mai includere. Mai.
Piccole cose, che capirai ti faranno grande. Grande ogni qualvolta potrai permetterti di prendere un gelato, sulla macchina, in compagnia di tua mamma, e ringraziare il cielo per poter vivere quel momento. Grande ogni volta che vedrai comparire un sorriso sul volto della tua ragazza, quella che ami per davvero, non quella della cotta a diciassette anni, e sapere che quel sorriso è solo ed unicamente causa tua. E ti sentirai sì importante, ma soprattutto felice. Piccole cose che ti faranno grande quanto ti sveglierai col fratellino che viene a darti il buongiorno, o un cucciolo di cane randagio che ti guarda con gli occhi della dolcezza, sapendo che in cambio non vuole altro che un po’ di semplici, pure, rare attenzioni.
Ti laureerai, ti metterai in cerca del lavoro della tua vita, cercherai di inseguire i tuoi sogni, proverai a scrivere un libro, ad aprire un locale, passare una serata in discoteca. Ma godrai ancora di più per quelle piccole cose che troverai tra i libri ingialliti ogni volta che sfoglierai qualche volume in una biblioteca. E in discoteca non ti interesserà niente della vodka, del super alcolico che ti farà inginocchiare in mezzo alla pista mentre sorridi, ebete, a tutti quelli intorno a te. In discoteca cercherai lo sguardo di qualcuno e difficilmente lo incontrerai, ma se mai accadrà assicurati che, per quanto fuggente, quell’attimo possa come rappresentare un’eternità.
Intanto crescerai, sempre di più, e saranno trent’anni. Poi trentacinque. Poi quaranta. Sarai fortunato se qualche nonno sarà ancora in vita, e ti dispiacerà vederlo abbandonarsi perché qualche malattia ha deciso che dovesse andare così. Cercherai di goderti ogni attimo con lui, o con lei, e anche quando sarà troppo tardi per aggiungere altri momenti insieme, penserai che avresti comunque potuto fare di più, che non fosse mai abbastanza. Piccole cose, davvero minuscole, ma cariche di una profondità che solo la superficialità ignora e dimentica. Ma tu, io, non sarai superficiale: rifletterai, commetterai errori e cercherai le scuse di un amico, berrai con lui qualcosa insieme e tornerai ancora a casa, con sempre più piccole cose, piccoli momenti, da aggiungere alla tua memoria. E augurati di non perderla mai, questa memoria. Non riesco ad immaginare quanto possa essere triste ricordare a stento ciò che ci ha fatto più bene. Apprezzerai i posti dimenticati da Dio, perché te ne ricorderai tu al posto suo, e saprai che, in fondo, quei posti ti apparterranno sempre. Così come le persone. La tua famiglia, tua mamma, i tuoi amici, la tua ragazza, i tuoi parenti, la cugina con cui sei cresciuto, i figli della cugina con cui sei cresciuto, le zie e gli zii, loro ti apparterranno sempre. Tu, non scordarti mai di appartenere a loro quanto appartieni a te stesso. Le piccole cose sono intorno a noi, sempre, ventiquattro ore su ventiquattro, bisogna solo coglierle e mai dimenticarsene. A prescindere dal fatto che siamo da soli, in compagnia, ovunque o da nessuna parte.

 

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